Vincenzo Bellini attraverso l’epistolario. UNA VITA D’ARTISTA TRA GENIO E CALCOLO. II Parte
PARTE II.
Giuditta Cantù Turina (1803-1871), nobildonna milanese, era la primogenita di un negoziante di seta, il pavese Giuseppe Cantù, e di Carolina Sopranzi, figlia del barone Luigi e di Giuditta Appiani. Appena sedicenne, aveva sposato il 19 aprile 1819 Ferdinando Turina (1794-1869), industriale di filande nel cremonese, a Casalbuttano. Si trattava dei soliti matrimoni tra nobili per mettere insieme i patrimoni di famiglia, con da una parte il marito che si occupa degli affari e fa la sua vita, dall’altra la moglie che la sua vita può farla fino a un certo punto, ma può disporre del proprio tempo – senza che il consorte ostacoli – frequentando con una certa libertà ambienti d’arte, di cultura e di teatro. Infatti un quadro attribuito a Francesco Hayez la ritrae seduta alla spinetta, mentre sullo sfondo si notano gli affreschi di Giovanni Majocchi (detto il Motta) che decorano il salone del primo palazzo Turina, oggi sede della biblioteca e del teatro (mentre il palazzo Turina nuovo, che ospita l’attuale Municipio, si collega con quello antico) . . . .