A Volo d’Icaro
A VOLO D’ICARO
Rubrica di arte e psicoanalisi
di Luca Di Gregorio
Che Minosse mi sbarri terra ed acqua
ma il cielo è pur sempre aperto: passeremo di lì.
Sarà padrone di tutto, ma non dell’aria!
Ovidio, Le metamorfosi – Libro VIII
Che cosa accomuna arte e psicoanalisi? Quali riflessioni la psicoanalisi ha da offrire al dibattito estetico? E, d’altra parte, che cosa può insegnare l’arte agli psicoanalisti e alla loro pratica clinica? Arte e psicoanalisi sono davvero due discipline così distanti tra loro come spesso ci appaiono o forse la diffidenza con la quale gli artisti hanno da sempre guardato alla creatura freudiana è giustificabile solamente in minima parte? Le risposte a questi interrogativi emergeranno approfondendo i temi indagati di volta in volta negli articoli di questa nuova rubrica, il cui principale sfondo teorico è rappresentato dal pensiero freudiano classico, da quello lacaniano e dalle loro declinazioni contemporanee. Tratteremo, per esempio, la difficile sopravvivenza dell’arte in una società dominata dall’evaporazione del Padre, dal tramonto del simbolico e dal discorso del capitalista; ci occuperemo del ruolo della sublimazione e della melanconia nell’arte, articolando il legame tra l’esperienza del lutto e la creazione artistica; affronteremo il tema della coazione a ripetere e del godimento in relazione alla ricerca spasmodica del ‘nuovo’ da parte degli artisti contemporanei e alla loro idiosincrasia per la tradizione; scruteremo l’arte del teatro con gli occhi dell’onnipotenza bambina…Scopriremo allora che queste due discipline, arte e psicoanalisi, sono in realtà molto vicine: entrambe sono infatti due pratiche simboliche che hanno al loro centro l’uomo, la sua storia irripetibile, la sua sensibilità e la sua lingua più personale.
L’immagine che ispira il titolo di questa rubrica riassume in sé lo slancio insaziabile di chi vorrebbe giungere al di là dell’umano e il presagio mortifero che l’accompagna. Il volo di Icaro, così come quello dell’artista, è infatti un volo esposto a un doppio rischio: quello dello smarrimento e quello della caduta. Da una parte ci ricorda che non si può prescindere dal respiro dell’ideale, specialmente nella società contemporanea, animata da un bieco materialismo e dominata, anche nel mondo dell’arte, da un cinismo efferato. Ma dall’altra, ci mette in guardia di fronte al pericolo di una deriva celeste e dal peso schiacciante dell’ideale stesso. Per questo si rende necessario l’ammonimento paterno di volare a mezza altezza tra le acque del mare, la cui umidità avrebbe appesantito le piume di Icaro, ed il sole, il cui accecante calore avrebbe finito con il bruciarle. Non smarrirsi nello slancio siderale ma neppure rinunciare al proprio volo sono due istanze complementari e necessarie. In fondo, come diceva Heidegger, “crescere significa aprirsi all’ampiezza del cielo e insieme radicarsi nell’oscurità della terra”.
Luca Di Gregorio insegna nelle Università di Winchester e Southampton (Inghilterra). Ha insegnato lingua italiana, letteratura e cinema presso l’Università del Kent a Canterbury, dove ha conseguito il dottorato in estetica e l’abilitazione all’insegnamento universitario. Recentemente ha pubblicato il capitolo ‘From the Factory to the Asylum… and Back: A Lacanian Perspective on the Cinematic Representation of Alienation in Elio Petri’s La classe operaia va in paradiso’ incluso nel volume collettaneo The Years of Alienation (Palgrave McMillan, 2019). Sta ora lavorando al suo primo libro, intitolato provvisoriamente Lacan in Postmillennial Italy: Aesthetics, Politics, Clinic.
Immagine: La caduta di Icaro di Jacob Petr Gowy, 1636-37
Rubrica di arte e psicoanalisi
ma il cielo è pur sempre aperto: passeremo di lì.
Sarà padrone di tutto, ma non dell’aria!
Ovidio, Le metamorfosi – Libro VIII
L’immagine che ispira il titolo di questa rubrica riassume in sé lo slancio insaziabile di chi vorrebbe giungere al di là dell’umano e il presagio mortifero che l’accompagna. Il volo di Icaro, così come quello dell’artista, è infatti un volo esposto a un doppio rischio: quello dello smarrimento e quello della caduta. Da una parte ci ricorda che non si può prescindere dal respiro dell’ideale, specialmente nella società contemporanea, animata da un bieco materialismo e dominata, anche nel mondo dell’arte, da un cinismo efferato. Ma dall’altra, ci mette in guardia di fronte al pericolo di una deriva celeste e dal peso schiacciante dell’ideale stesso. Per questo si rende necessario l’ammonimento paterno di volare a mezza altezza tra le acque del mare, la cui umidità avrebbe appesantito le piume di Icaro, ed il sole, il cui accecante calore avrebbe finito con il bruciarle. Non smarrirsi nello slancio siderale ma neppure rinunciare al proprio volo sono due istanze complementari e necessarie. In fondo, come diceva Heidegger, “crescere significa aprirsi all’ampiezza del cielo e insieme radicarsi nell’oscurità della terra”.
Luca Di Gregorio insegna nelle Università di Winchester e Southampton (Inghilterra). Ha insegnato lingua italiana, letteratura e cinema presso l’Università del Kent a Canterbury, dove ha conseguito il dottorato in estetica e l’abilitazione all’insegnamento universitario. Recentemente ha pubblicato il capitolo ‘From the Factory to the Asylum… and Back: A Lacanian Perspective on the Cinematic Representation of Alienation in Elio Petri’s La classe operaia va in paradiso’ incluso nel volume collettaneo The Years of Alienation (Palgrave McMillan, 2019). Sta ora lavorando al suo primo libro, intitolato provvisoriamente Lacan in Postmillennial Italy: Aesthetics, Politics, Clinic.