Festina Lente
A cura di Annamaria Bernucci

Festina lente (Affrettati lentamente) è un motto di origine greca attribuito all’imperatore Augusto dallo scrittore Svetonio (Vita di Augusto, 25, 4). Illumina due concetti divergenti, anzi opposti – velocità e lentezza – che corrispondono ad un agire senza indugi misurato sulla cautela; e che è rappresentato in modo quasi puntuale dall’immagine di questa creatura metamorfica disegnata dal writer Alexis Diaz. Ali di rapace pronte a distendersi per spiccare il volo, testa di tartaruga, un groviglio di arbusti a stringerne il corpo, un ibrido a metà strada tra una poiana o un’aquila che da un immaginario posatoio strategico si alza a raccogliere le correnti ascensionali della vita con lo sguardo riflessivo e potente di una testuggine.
Secondo Herman Hesse il carapace delle tartarughe è come un piviale (il “mantello” che si indossa durante alcune celebrazioni liturgiche) che indica l’inutilità dei piedi. Sono come un simbolo di una vita senza limiti: ed è per questo che Hesse esorta il proprio cuore a seguire le sagge tartarughe. Ma anche usare le ali diventa indispensabile per accelerazioni, per svoltare, per imprimere nuovi ritmi. Rallentare aiuta a capire il limite che è l’essenza della vita, sebbene proprio il mito di una vita senza limiti condanni a non saperla vivere e ad alzare la posta sempre più in alto. Su questi estremi si pone la messa in gioco dei meccanismi della produzione artistica e dello stesso sistema dell’arte, tra velocità e riflessione, tra esecuzione e diffusione immediata e planetaria grazie al web. È vero che l’impellenza è spesso cardine artistico dell’ispirazione; furia creativa e velocità dell’azione compositiva fanno parte dell’atto artistico. Ma è anche vero che la ponderatezza misura con il suo passo l’azione del fare. Una dualità tutta da esplorare, nelle infinite sfaccettature dell’opera nel suo compiersi e nei diversi volti dell’artista faber. È allora che si profila anche la necessità del conservare e tesaurizzare, tra memoria e oblio. Alla ricerca della identità contemporanea.
Annamaria Bernucci svolge attività di storica e critica d’arte. Ha pubblicato Le fontane di Rimini, acqua da bere, acqua da vedere (Amir, 1993); Francesco Rosaspina incisor celebre (con P. G. Pasini, Silvana editoriale, 1995), Viaggi in Romagna, doppio sguardo, Bernardino Rosaspina (Clueb, 2005), Estrosamente romantico, Paesaggi e vedute di Romolo Liverani (1809-1872), in Tra realtà e rappresentazione, il paesaggio romagnolo nelle raccolte Piancastelli, Il Mulino, 2016. Ha indagato aspetti dell’arte in Romagna tra Ottocento e Novecento, occupandosi di incisione, disegno e storia urbana; in parallelo segue artisti contemporanei. Responsabile sino al 2012 della Galleria Comunale S. Croce di Cattolica, lavora attualmente ai Musei Comunali di Rimini.
Immagine: Alexis Diaz, Naturaleza Inconforme (dettaglio). Viavai Project Casarano 2014, courtesy of the artist
