Il mio teatro. Un tempio per l’onnipotenza bambina

 In A Volo d'Icaro, Rubriche

Carmelo Bene in “Pinocchio”

Che cosa rimane dei lunghi millenni di un’infanzia? Che cosa sopravvive di quello stato persistente di oblio di sé e del mondo? Che ne è di quello smarrimento incantato? Che cosa resta di tutta la nostra onnipotenza bambina? Poco o nulla. Nel mio caso rimangono le rovine di una grande cattedrale che ha le sembianze di un teatro. L’arte del teatro rappresenta l’unica possibilità di vivere quelle tante vite il cui incessante rigoglio è soffocato nella quotidianità di un’esistenza. “Evadere! Trasfigurarsi! Diventare altri!” è ciò che afferma una delle eroine pirandelliane. La magia di ogni forma di teatro consiste nella possibilità di frantumare i vincoli del principium individuationis che ci limitano alle anguste coordinate del tempo e dello spazio, incatenandoci a un corpo, a un’età, a un sesso, a una lingua…

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