Sogno di un giorno di mezza estate. Il giardino del lago
Faceva tanto caldo. Mancava il silenzio. Il martello pneumatico, che da giorni risuonava dalla strada, era diventato insopportabile. Aveva messo i Carmina Burana a volume altissimo, ma la musica di Orloff non aveva sortito alcun rimedio.
Paolo Accorsi stava seduto su una comoda poltrona, davanti al computer per ore, magari senza un’idea in testa, nel villino delle Fate in piazza Mincio n.3, di fronte alla fontana delle rane, nel quartiere di Gino Coppedè, dove l’antica Roma si sposa alla classica Atene e il Medio-Evo non disdegna il Rinascimento e il Barocco. Non troppo distante da Villa Borghese che amava tanto.Aveva scelto di vivere lí, anche per la sua particolare architettura, che aveva spinto registi come Dario Argento e Richard Donner a girare diversi film, un luogo adatto, quindi, per uno scrittore, tanto che comparivano nei Villini delle Fate decorazioni con i nomi di Dante e di Petrarca. . . .
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Honoré de Balzac aveva molte volte progettato un suo viaggio a Roma, ma aveva sempre dovuto rimandarlo. Conosceva, però, molto bene la città eterna documentandosi su diverse guide, tra cui Guinan-Laoureins e Creuzé de Lesser e inoltre da le “Promenades dans Rome” dell’amico Henry Beiyle, che in arte conosciamo come Stendhal, e l’aveva descritta in molti suoi romanzi.
Finalmente il 16 marzo 1846 era partito da Parigi con la malle- poste alla volta di Marsiglia1. Poi, imbarcatosi su Le Mentor, comandato da M. de Tournade, il 24 marzo era approdato a Civitavecchia e il 25 la Contessa Éveline Hanska, la sua futura moglie l’aveva potuto finalmente abbracciare. Resterà “nella città dei Cesari dei papi, e di altri”, venticinque giorni. . . . .