Io sono ciò che mi circonda. Intervista a Dacia Manto

 In Ricerche

«Nelle opere di Dacia Manto, un mondo si apre allo sguardo ammaliato di chi lo percorre e si viene misteriosamente coinvolti e avvinti nell’intricato e complesso, profondo e denso intreccio dei grandi disegni». Così Rosita Lappi nel catalogo della mostra “Respiro dell’anima” racconta il lavoro dell’artista milanese. Un «interrogarsi che si fa corpo» attraverso opere raffinate, sottobosco misterioso che nasce cresce si disfa, metamorfosi organica che lascia barlumi fosforici. «Addentrarsi tra i miei lavori» risponde Dacia Manto, quando le chiediamo di accompagnarci dentro al suo studio d’artista, «è forse ripercorrere il tracciato del mio sguardo, che tenta un avvicinamento lento alle cose. È un necessario aggirarsi nel vuoto, nel tentativo di afferrare dettagli conosciuti. “Lo spazio è un dubbio, devo continuamente individuarlo”, ha scritto Georges Perec. È in quel vuoto, in quel buio, in quella voragine che si spalanca, in quel territorio ai margini che si situa l’opera. Ogni lavoro è per me un tentativo di conoscenza, di avvicinamento, un interrogarsi che si fa corpo attraverso ombre, tracce, riflessi. I disegni sono mappe, specchi, territori nuovi ed ambigui.»

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