Intorno ad Aracne. Intervista a Isabella Bordoni
“e tessere tra loro ombra e luce ombra e luce ombra e luce quanto basta”
«C’è un luogo dove lo sguardo annunciato come teorema/si pronuncia in canto». Nel catalogo di Aracne, questo «pensiero luogo» è “Lì dove l’ombra appare” (2004), contributo poetico di Isabella Bordoni. Poeta, autrice e interprete, artista visiva e sonora, Isabella con i suoi versi ci porta sulla soglia oltre la quale c’è «il disvelamento di un mistero che ripropone irrimediabile l’enigma».
Isabella, la voce poetante si chiede: «Come potrò vivere senza una mitologia?» Qual è la soglia che riusciamo a varcare solo con la guida di figure come Aracne?
«Avevo la metà degli anni di oggi quando conobbi James Rosen. Jim era ed è un pittore formidabile. Lavorava con varie tecniche: acquarelli, matita, olio e quando dipingeva con colori ad olio su tela usava una particolare emulsione composta da cera e olio. I soggetti dipinti e la materia stessa del colore, si ispiravano e insieme rendevano omaggio alla storia dell’arte europea e alla tradizione della pittura a soggetto religioso. Jim era un superbo osservatore. Un osservatore contemplativo. Trascorreva giorni, mesi, di fronte a un quadro prima di affrontarlo nel suo studio. Jim dipingeva la luce. Per farlo, applicava sulla tela una serie di velature, strati leggerissimi di velatura che sovrapponevano trasparenza a trasparenza; fino a sessanta strati di velo per ottenere la luce. E sotto, sotto il velo, la storia dell’arte. Le velature consegnavano al dipinto un ulteriore sistema prospettico, profondità dello sguardo e tempo, tempo per vedere, il tempo della visione per cogliere – nella luce – la forma e la sostanza. Di cosa? Di una Pietà, di una Natività, di un Volto. Insomma, della vita. Via via che lo sguardo si aggiusta alla visione, compaiono le scene. L’immagine esce dall’ombra e entra nella luce.
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