SULLA CARNE DI UN FANTASMA. Desiderio e figurabilità

 In Iconolibidica, Rubriche

Le parti dov’è più odore
sono quelle dove si raccoglie più anima.
L’occhio, che è senza odore, è specchio, non anima.
Aggiungere profumi al corpo è aggiungere anima
o fingere di averne, se manca, una
Guido Ceronetti

Cosa dire del corpo delle immagini? E perché dire un’immagine invece che cercare solo di immaginarla? E come – cioè da dove, per quale via, secondo quali crismi – il nostro corpo possiede (cioè incorpora) i suoi fantasmi? Se è lecito supporre che il fatto iconico più rilevante del XIX secolo sia stato il grande sconquasso attribuito al sopraggiungere della teoria analitica freudiana –
il soggetto è posseduto da (più che in possesso di) certe immagini –, credo possa essere utile ripensare questa stessa incorporazione secondo però una direttrice più smaccatamente visuale, che analizzi cioè la relazione con le immagini ma dal loro punto di vista. Cercare allora di definire la sostanza di questa superficie iconica, ebbene proprio questo sarà il fine che cercherò, qui di seguito, di circumnavigare.

Immagine: Jan van Huysum, Bloemstilleven, 1724 (olio su tela 21 x 27 cm, Mauritshuis, Olanda)

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In “Iconolibidica”

 

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