LA GRAMMATICA DEL LINGUAGGIO VISIVO. 2. Dissertazione sul colore: da Lo spirituale dell’arte di Vasilij Kandinskij, attraverso il Cielo in una stanza di Ettore Spalletti fino al nero più nero del mondo di Anish Kapoor

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Dopo aver proposto una chiave di lettura sul tempo da intendersi come tentativo nell’arte di inserire la figura umana all’interno di un ritaglio spaziale-temporale, partendo dall’esempio di Piero della Francesca fino a calarsi nelle dinamiche della scultura contemporanea iperrealista, il secondo capitolo della serie riguardante la grammatica del linguaggio visivo è dedicato al colore e all’impiego delle cromie nella pittura.
Dopo un primo accenno circa la simbologia orbitante la scelta dei colori, il prologo storico mira ad intercettare momenti salienti riguardanti il dispiegarsi delle teorie dei colori e le sperimentazioni maturate dagli artisti.
Centrale per la dissertazione è lo studio di alcuni passi de Lo spirituale dell’arte di Kandinskij, che ha testimoniato il passaggio di un’arte nuova incentrata sulla necessità interiore e ha delineato il linguaggio dei colori, presentando associazioni sinestetiche e considerando le interazioni-reazioni suscitate nello spettatore.
Nella seconda parte si è scelto di presentare opere di alcuni artisti prendendo spunto dalle osservazioni selezionate ed estrapolate dalla teoria di Kandinskij: il pittore fauve Henri Matisse è stato abbinato al rosso, il suprematista Kazimir Malevič al bianco, l’onirico Marc Chagall al giallo, l’espressionista spirituale Mark Rothko all’arancione, lo spazialista Lucio Fontana al verde, lo scultore del colore Ettore Spalletti all’azzurro e il poeta illusionista Anish Kapoor al nero.
Oltre alla ricerca riguardo le teorie sui colori e il relativo utilizzo e significato, il contributo sottolinea il nostro continuo richiamarci all’impressione diretta ed esterna relativamente al colore solo in funzione della resa di fenomeni luminosi e atmosferici; ci si dovrebbe soffermare maggiormente invece sulla potenzialità di un mezzo come il colore per veicolare l’espressione di movimenti di tensione interiore: al di là del piacere retinico il colore è tramite per un’indagine introspettiva ad alta carica spirituale.

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Immagine Collage:
Kandinskij, Paesaggio con macchie rosse, 1913, olio su tela, Venezia Peggy Guggenheim Collection
Accardi, Rosso e verde, 1977, tempera alla caseina su tela

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