POLVERE. Un viaggio sentimentale nei Cimiteri Monumentali d’Italia. Progetto fotografico di Nino Costa, testo critico di Maria Virginia Cardi
Nelle prestigiose sale antiche del Palazzo Moncada di Caltanisetta (Largo Barile. Dal 23 marzo al 20 aprile 2024) è in corso una mostra incantevole, un viaggio che il fotografo Nino Costa ha percorso per cinque anni nei Cimiteri Monumentali d’Italia, dal 2016 al 2021. La mostra, proposta da Antonella Furian e organizzata dall’Amministrazione comunale di Caltanissetta, è stata curata nella parte critica da Maria Virginia Cardi, docente dell’Accademia di Belle Arti di Bologna e da Leandro Janni, Presidente regionale di Italia Nostra Sicilia per la sezione Cimitero degli Angeli di Caltanisetta.
Nel corso dell’inaugurazione è stato presentato il volume POLVERE (edito da 2Lab Self Publishing 2024). Il libro dalla raffinata veste editoriale raccoglie cinquantasette immagini di opere scultoree, monumenti estetici dedicati alla malinconia del lutto. Come Nino Costa ricorda, il suo intento è quello «di ri-comporre formalmente tutti gli elementi presenti, compreso i segni di un diffuso degrado che spesso diventa infinita bellezza. Volutamente sono stati lasciati ai margini invece gli aspetti storici e iconografici, concedendo talvolta indulgenza estetica ad uno sguardo neoromantico che, senza arrivare ad una vera e propria “Etica della polvere” alla Ruskin, produce un ricercato senso di malinconia che non si tramuta mai in tristezza.»
Pubblichiamo qui il testo che Maria Virginia Cardi ha letto alla Presentazione del volume POLVERE. Viaggio sentimentale nei cimiteri monumentali d’Italia.
Se il sottotitolo allude alla grande tradizione preromantica e romantica, il titolo della mostra e del prezioso volume che la accompagna, Polvere, apre ad un ventaglio di significati; deposito del tempo che crea sulle architetture, sulle lapidi, sui profili una bellezza aggiunta, profondità, dando chiaroscuro ai volumi. Ed in questo Nino Costa fa sua quella riflessione che da Ruskin a Benjamin indicava nell’aura del tempo una componente inestimabile della storia dei luoghi e delle cose, delle immagini. Il corrompersi delle forme, crea una struggente bellezza di forme.
Nino Costa è un artista dalla formazione composita, al suo apprendistato pluridecennale di fotografo e di artista unisce una formazione vasta come storico delle arti, il suo sguardo è estremamente colto. Costa nel corso della sua ricerca ebbe modo di studiare a lungo e a fondo con un ampio lavorio teorico un grande maestro della fotografia, Luigi Ghirri. E a lui rimane nel tempo legato, a quella poetica in cui nel grande libro della realtà emergono parti segrete, grazie ad un portato empatico che informa la vena narrativa.
Nelle serie fotografiche dedicate alla Sicilia, che precedono la serie dei cimiteri, in particolare in Melancholic Sicilian Beauty, (2006-20021), in Sicilian garden (2016-2021), mi pare che quella lezione resti presente così come in Polvere. Quel portare all’evidenza frammenti di mondo desueti, o luoghi minori, che mai avrebbero potuto avere una storia, epifanie dell’inatteso, ma anche emergenza del perturbante. Quella puntigliosa ricerca di una bellezza involontaria, riposta nei dettagli di un reale che sfugge alla rapidità dello sguardo, e che invece emerge nella lentezza. Dove la fotografia è rivelazione, del resto sua funzione di elezione, di un qualcosa che prima non si vedeva. Costa qui oggi presenta 50 fotografie su quel grande patrimonio che è insieme architettonico, scultoreo, mnestico; sono le foto di Staglieno a Genova, delle Certose di Bologna, Ferrara, del Sant’ Anna a Trieste, del Verano a Roma. Costa ci fa vedere luoghi e cose che la nostra società consumistica e predatoria rimuove; società del consumo veloce, che ha alterato lo sguardo e la percezione. Costa ci riporta in un altrove, ci invita alla lentezza. Vari sono i livelli, i registri di questa fotografia: quello di una bellezza malinconica; il tema della vanitas, già presente nella scelta del soggetto, è ulteriormente accentuato dallo sguardo che indulge su quegli elementi architettonici e plastici caratterizzati da cedimenti, da una fragilità prossima talvolta alla rottura.
Questo pensiero necessario sulla morte è uno tema di questa fotografia, in una società prometeica spesso dimentica dei propri limiti.
Ma Costa, mentre passeggia tra le arcate neoclassiche dei suoi itinerari cimiteriali, narra anche le memorie di chi ha fatto la storia d’Italia. La ragione della seduzione del luogo è anche questa, per un autore che è anche raffinato storico della cultura. Le lapidi, le epigrafi inquadrate, spesso rammemorano una élite culturale e sociale e le componenti di quella borghesia impegnata nel lavoro e nella costruzione del nostro paese, nel corso dell’Ottocento. Borghesia imprenditoriale, garibaldina, società dell’arte e della cultura; come pure la fotografia racconta la grande scultura funeraria: a Roma di Prinzi e Fontana, a Ferrara di Arcangelo, a Staglieno di Monteverde, Lavezzari, Cevasco, Rota. A Staglieno, forse il cimitero più amato dall’autore, riposano Giuseppe Mazzini, Ferruccio Parri, Edoardo Sanguineti, Fabrizio De Andrè, le loro non sono tombe fotografate, ma fanno parte del luogo, del suo significante, presenti nell’immaginario di Costa; questa sua passeggiata tra i sepolcri di foscoliana memoria ha tra le sue più forti suggestioni il ricordo di un’Italia perduta e da ritrovare, nel disincanto della nostra modernità.
In ultimo non si può tacere un aspetto presente nell’intenzioni dell’autore: questi luoghi incantati ahimè spesso molto trascurati dalla città dei vivi, sono da conservare con più cura, sono beni da tutelare, e Costa porge una garbata e necessaria denuncia.
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La mostra sarà visitabile dal 23 marzo al 20 aprile 2024. Palazzo Moncada – Largo Barile, Caltanissetta. Orari: da martedì a sabato 9:30 – 13:00 | 17:00 – 20:00. Per maggiori informazioni: antonellafurian.af@gmail.com Tel. 347 4353815.
Fotografie di Nino Costa © – Cimiteri Monumentali della Certosa di Ferrara, di Milano, di Staglieno a Genova.
Nino Costa nasce ad Acireale (CT) e si laurea al DAMS di Bologna, città dove la sua formazione artistica e culturale si è consolidata. Design, scultura, fotografia sono territori incessantemente attraversati in un viaggio che è diventato costantemente riflesso, interpretazione e metafora della vita reale. Laureato in Estetica con una tesi sulla poetica di Luigi Ghirri, ha rivolto l’obiettivo fotografico principalmente verso i campi dell’architettura e del paesaggio senza mai rinunciare, a fianco della pura ricerca formale, ad un’indagine sociale e antropologica. Oltre all’attività espositiva, ha collaborato con riviste d’architettura e condotto workshop fotografici. All’attività artistica ha affiancato quella organizzativa in ambito culturale. È docente di Storia dell’Arte presso il Liceo Artistico Emilio Greco di Catania.
Maria Virginia Cardi (1958) è docente di Antropologia delle arti presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna; nella sua ricerca si è occupata di storia sociale delle culture artistiche e di strutture simboliche dell’immaginario. Tra i suoi principali lavori si ricorda Il rituale del serpente. Antropologia, estetica ed altro (a cura di), Longo, Ravenna 1998; Immaginario e comportamento (a cura di), Raffaelli, Rimini 2000, Le rovine abitate, Alinea, Firenze 2000; Città sotterranee. Abitare profondità e superficie, Unicopli, Milano 2007; Anita e Giuseppe Sangiorgi. Intorno alla Scuola di arazzi e ricami e alla Galleria antiquaria, Pendragon, Bologna 2020; Antonio Marchetti, Opere (catalogo generale dell’opera), Pendragon, Bologna 2023.
[1] Palazzo Moncada – Largo Barile, Caltanissetta. Dal 23 marzo al 20 aprile 2024.