LE MANI, VEICOLO DI CONOSCENZA INCARNATA. Riflessioni suggerite dall’Arte pittorica del ‘500

 In La cura dell’arte / L’arte della cura, Rubriche

Il repentino e tassativo imperativo al distanziamento sociale, legittimato dalla pandemia Covid-19, ha indotto anche una sostanziale e generalizzata “demonizzazione” della mano. Un “noli me tangere” diffuso a livello planetario ha risignificato, infatti, la mano da strumento primario di espressione non verbale di un “noi dialogante” a inesorabile veicolo di contatto/contagio tanto da dover essere bandita anche come manifestazione liturgica di segno di pace. L’ arte pittorica del ‘500, rivisitata alla luce dell’attuale perturbante contingenza, offre spunti significativi sia per focalizzare le valenze, reali e simboliche della mano, sia per riflettere sulle possibili conseguente della deprivazione del contatto interumano.
La dolorosa mancanza di una “manipolazione” del Sè ha, inevitabilmente, effetti traumatici in tutte le età della vita; se riconosciuta ed elaborata creativamente può, però, divenire occasione di comprensione e di accesso alla dimensione del desiderio. . . .

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Immagine: A. Dürer, Cristo dodicenne tra i dottori (particolare), olio su tavola di pioppo, 65 X 80 cm, 1506, Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid. 

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