L’analizzante come artista
Nell’epoca dell’evaporazione del Padre, nell’epoca della precarietà del simbolico, in quest’epoca impoetica e volgare nella quale il sentimento estetico pare essersi eclissato, l’individuo, la soggettività e la propria irriducibile particolarità sono in pericolo. Lo constatano quotidianamente gli psicoanalisti nei loro studi quando accolgono persone molto più vicine all’esser monoliti, piuttosto che individui in grado di articolare con la parola il proprio disagio. Questa è l’epoca della “clinica del vuoto”, non più del sintomo come manifestazione di qualcosa che voleva esser detto e non ha invece trovato altra espressione al di fuori del disagio. . . .
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