Ericavale Morello, “Vendesi casa d’artista”, Camelozampa, 2023, Progetto grafico di Massimo Pastore

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Ci sono molti modi di raccontare l’arte: si possono mostrare le tecniche, i temi, gli autori, le correnti, le epoche… Ericavale Morello, architetta, illustratrice e professoressa di storia dell’arte, ne ha trovato uno davvero nuovo e interessante, a partire dai luoghi. Luoghi concreti o immaginati, a cavallo tra case museo e dipinti.
Vendesi casa d’artista è un albo illustrato pervaso da un fresco approccio giocoso, come se fosse il catalogo di un’agenzia immobiliare che mette in vendita 25 immobili prestigiosi, di diversa epoca e collocazione geografica. Per ognuno c’è un’immagine grande e alcuni dettagli, accompagnata da un testo in stile commerciale, che ne magnifica alcuni aspetti particolari: leggendole non sappiamo a chi sono appartenute, ma possiamo indovinarlo.
Gli “Appartamenti POPolari in serie su più livelli”, messi in vendita a New York, per esempio, rimandano a Andy Warhol; nella descrizione infatti sappiamo che c’è una “capiente dispensa con cucina” che vediamo in una piccola immagine che magnifica il fatto che c’è “in dotazione fornitura quadriennale di zuppe in scatola”.

La “casetta da urlo con dépendance” riprende invece un’opera meno conosciuta di un autore famosissimo: chi potrà mai essere, in Norvegia ad Åsgårdstrand? È qualcuno che ha perso un dito (lo scopriamo leggendo) e altri non è se non quel burlone di Edvard Munch.
Abbiamo poi in vendita una casa blu (volante), dei capanni di pescatori in caletta a Port Lligat, un covone monolocale, una abitazione a torre… il gioco è delizioso e colto, ma al tempo stesso immediato e creativo.

La parte ludica è poi funzionale a un progetto più ampio, che rimanda a una delle dimensioni conoscitive della figurazione: conoscere l’opera di un artista a partire dai suoi luoghi significa entrare in una dimensione sognante e trasfigurante, in cui ciò che è vero e ciò che è immaginato si mischiano. Scopriamo che tutti questi proprietari di case d’artista hanno in molti modi allenato il proprio sguardo: da Caravaggio che apre un buco nella sua casa in affitto per poter illuminare il suo studio con luce radente, a Calder che ama il vento.
L’immagine non si limita a rappresentare, ma amplifica un modo di guardare, e così ci aiuta a vedere il mondo letteralmente con altri occhi, anche senza bisogno di tante parole.

 

 

 

 

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