LA BUONA MANO
Il presente numero di “A. fanzine d’arte” vuole indagare quella proficua relazione che intercorre tra mano ed immagine, tanto dal punto di vista pragmatico del pittore, quanto da quello teorico dell’osservatore. Per esempio, come mettere effettivamente in pratica quelle famose teorie berensoniane, che ipotizzano un certo tatto proprio dello sguardo? E la mano del pittore è quella che l’educazione artistica chiama la buona mano o forse piuttosto uno strumento insofferente ad ogni restrizione tecnica? L’artista rinnova nel suo gesto, ripartendo dalle origini, un’esperienza millenaria nel dare forma al caos primigenio della materia informe, offrendo il proprio lavoro come specchio in cui ognuno potrà riconoscersi. Così come il plasmare è opera di mani, viene da chiedersi se sarà con le mani che si compirà allora nel fruitore l’identificazione e la conoscenza di questo originario impregnato di memorie, attraverso la sensazione mentale di quelle forme e colori. Come nel desiderio mimetico di appoggiare i palmi sopra le vibratili mani dipinte nelle caverne preistoriche, sentendole come esperienza tattile, sensoriale. E ancora, che relazione esiste tra l’idea e la sua concretizzazione figurale, e in che modo si inserisce in questo dialogo il lavoro della mano? L’atto del plasmare, essendo l’imitazione un gioco certamente bifronte, porterebbe tanto ad una forma autonoma quanto ad un informe residuale. Tentare di capire l’ingerenza del tatto nella costruzione e nella fruizione dell’immagine significa riportare l’attenzione sopra ad un divieto e ad un istinto: quello al toccare, al noli me tangere; ma anche quello ad “entrare in contatto”, a toccarsi. Rispondere allora a tutte queste domande significa tentare di capire anzitutto la figliazione legittima dell’opera, così come anche di riscrivere le regole pedagogiche dell’educazione artistica. Non è da escludere infatti che sia proprio quella mano interdetta tanto dalla morale quanto dall’educazione che costruisca di sua sponte l’immagine pittorica più riuscita.
Testi: Bruno Bandini, Mattia Cattaneo, Laura Gradi, Davide Landoni
Opere: Daniele Gagliardi, Shafei Xia, Xu Zheng
A cura di Mattia Cattaneo
Progetto grafico di Larisa Solosi