Cibo e sogni
Tra le numerose tecniche utilizzate dall’uomo per uscire dal livello di coscienza abituale, quella dell’assunzione di cibi indigesti prima di prendere sonno, è sicuramente una delle meno analizzate. Mangiare prima di coricarsi obbliga ad un superlavoro il sistema digestivo, sottraendo ossigeno al cervello, proprio nel momento in cui questo ne ha più bisogno per rigenerarsi. Mentre il digiuno, la privazione dei pasti, rientra nelle attitudini per così dire “nobili” dell’aspirante mistico e dell’entronauta – la sua controparte, la scorpacciata, l’introduzione nell’apparato digestivo di alimenti dubbi, pesanti o malsani, di norma non viene presa in considerazione nelle tante ricerche sugli stati di coscienza modificati. Distrazione od omissione? Persino il puntiglioso Edward Rosenfeld nel suo monumentale “The Book of Highs” edito nel 1973, si è dimenticato di segnalare questa tecnica. Pensate che tra i “250 modi per alterare la vostra coscienza senza droghe” citati, dai tarocchi al mal di kayak, dalla lettura di “Finnegans Wake” alla masturbazione prolungata, dalla calligrafia ai bagni freddi, non c’è una sola riga sugli eccessi alimentari (mentre il digiuno ovviamente è trattato con la dovuta attenzione).
Gli eventi accidentali di avvelenamento alimentare, con conseguente comparsa di allucinazioni e disturbi percettivi, sono estremamente comuni nella letteratura medica. Nel passato più o meno recente, le cronache hanno registrato innumerevoli epidemie visionarie dovute a cibi adulterati. Com’è noto, dal medioevo sino alla fine dell’Ottocento, era purtroppo normale per le comunità del nord Europa, essere colpite, con drammatica frequenza, da devastanti intossicazioni di massa – seguite da allucinazione protolisergiche ben descritte da Bosch- legate al consumo di pane di segale infestato dall’ergot (l’ultimo caso documentato avvenne negli anni Cinquanta a Pont St.Esprit in Francia). Al consumo di cozze contaminate da una neurotossina prodotta da un’alga rossa, la goniaulax catenella, è invece attribuita un caso di avvelenamento di massa molto pubblicizzato verificatasi nel 1976, tra Italia, Spagna, Svizzera e Francia.