Vincenzo Bellini attraverso l’epistolario. UNA VITA D’ARTISTA TRA GENIO E CALCOLO. I PARTE

 In L’incontro delle Arti, Rubriche

 

PRESENTAZIONE.

In questo mio lavoro belliniano, dedicato a un illustre corregionale che ha saputo rivoluzionare il panorama musicale di primo Ottocento, non si è voluto proporre alcuna biografia (ne esistono già tante), ma solo tracciare un percorso, delle linee-guida del cammino non solo artistico di Vincenzo Bellini attraverso l’epistolario oggi completo, per farne comprendere la personalità e le straordinarie novità di un’evoluzione artistica purtroppo interrotta dalla fine prematura. Ho cercato di riannodarne i momenti più significativi per collegarli a un mondo musicale ancora tendente al passato e che esigeva di essere riformato, nonostante il dominio incontrastato di Rossini e le abitudini di un pubblico che, in Bellini, conoscerà per la prima volta le sorprese di un teatro rinnovato in tutto, nei gusti e nello stile: a cominciare dalla luminosa creatività delle sue opere capaci per la prima volta d’imporre, con naturalezza, un ascolto silenzioso. Non era l’epoca in cui si usava star zitti e concentrati in teatro e già, questo, fu una rivoluzione.

PARTE I

L’epistolario belliniano, comprendente 517 lettere, si avvale oggi di una nuova edizione critica (a cura di Gabriella Seminara, Vincenzo Bellini. Carteggi, Leo S. Olscki, Firenze 2017) che ne propone la prima ricostruzione integrale, partendo naturalmente dalle fonti vecchie e nuove che restano storicamente imprescindibili: Florimo, Scherillo, Cambi, Pastura, Neri, Walker, Lippmann, Rosselli. Com’è noto, i Carteggi iniziano con la Supplica del maggio 1819, firmata soltanto ma non redatta da Vincenzo, al duca di Sammartino Stefano Notarbartolo, Intendente della provincia di Catania, con la richiesta di un sussidio per mantenersi gli studi al Real Collegio di Musica di San Sebastiano a Napoli. Prosegue con il trasferimento in nave dalla Sicilia – nel giugno ’19 aveva soggiornato a Messina dallo zio acquisito Filippo Guerrera (che aveva sposato una sorella del padre, Anna Bellini) prima di imbarcarsi per la città partenopea – scavalca un vuoto di sei anni passando dal ’19 al ’26 e da lì si sviluppa anno per anno in modo più . . . .

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