Storia di un’amicizia conflittuale: TOSCANINI E PUCCINI
I rapporti intercorsi fra Arturo Toscanini (Parma, 25 marzo 1867-New York, 16 gennaio 1957) e Giacomo Puccini (Lucca, 22 dicembre 1858-Bruxelles, 29 novembre 1924) non furono sempre facili e, questo, potrebbe essere considerato un aspetto normale trattandosi di artisti. Resta però importante poiché, al di là della valutazione umana e artistica che se ne può dare, segna uno dei punti fermi della carriera di Toscanini rispetto alla produzione pucciniana e – grazie alla direzione di diverse prime assolute – viceversa. Si tenga anche presente che la coincidenza anagrafica permise di farli conoscere e frequentare fino alla morte del compositore, che aveva nove anni più dell’altro.
Prima di passare alle considerazioni sui due personaggi per capire con quale approccio il maestro parmense si accostò alla musica di Puccini, dobbiamo accennare a un’altra vicenda
a monte delle future scelte del direttore, e cioè il caso Catalani, il musicista lucchese da sempre nelle sue grazie anche per l’affetto e l’umano senso di protezione dovuto a un infelice. Alfredo Catalani, che aveva quattro anni più del concittadino
e tredici più di Toscanini, apparteneva alla schiera degli emergenti classificati a torto come veristi, ma il suo gusto e il suo stile particolarmente raffinati sul piano della sensibilità, della scrittura e della concezione teatrale, oltre a una robusta preparazione musicale acquisita fin da studente tra Lucca, Parigi e Milano, non si configuravano con i canoni dell’esperienza verista, anzi seguivano un proprio percorso pallidamente più vicino al genere pucciniano che non a quello della Giovane Scuola.
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