MULTUM AD MOVENDOS ANIMOS E CECILIANESIMO. Tra centenari e celebrazioni: stato dell’arte, bilanci, prospettive
Il 2020 è stato l’anno del centocinquantesimo anniversario di un documento pontificio sulla musica sacra, di dirimente importanza per gli sviluppi che ne seguirono: Multum ad movendos animos di Pio IX.[1] Con questo documento il papa sostanzialmente approvava il movimento ceciliano, già operante in Germania dal 1867 ed in espansione anche in Italia, volto a recuperare una certa purezza stilistica della musica sacra e liturgica, affrancandola dalle troppe contaminazioni stilistiche, soprattutto operistiche, che ne tradivano snaturavano ruolo e compito nella liturgia cattolica di rito romano. Il 2020 è stato anche l’anno del centoquarantesimo anniversario dell’Associazione Italiana di Santa Cecilia, che da quelle premesse prese avvio. Nel ripercorrere i dati storici, elemento importante per richiamare alcuni passaggi fondamentali, desideriamo soffermarci sullo stato dell’arte, facendo dei bilanci, tra dati acquisiti e punti problematici, e tenendo conto delle prospettive future per quanto attiene la musica sacra e liturgica, soprattutto oggi, ad oltre cinquant’anni dalla riforma del Concilio Vaticano II ed in ordine alle istanze culturali che permeano ed interrogano le Chiese locali anche sul dato liturgico-musicale pur globalmente qui considerato.
[1] Pio IX, Multum ad movendos animos. Constitutio Apostolica, 16 dicembre 1870, in F. Rainoldi, Sentieri della musica sacra dall’Ottocento al Concilio Vaticano II. Documentazione su ideologie e prassi, “Studi di liturgia” 30, CLV-Edizioni Liturgiche, Roma 1996, 177-178.