Contatti Luminosi
La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede,
ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto.
(Pablo Picasso)
E un sepolto in me canta
che la pietraia forza
come radice, e tenta segni
dell’opposto cammino.
(Salvatore Quasimodo)
Se la prima infanzia è lo spazio privilegiato della costruzione dell’identità personale, l’adolescenza è certamente la fase della vita in cui l’effettiva consistenza di tale ritratto è messa duramente alla prova da cambiamenti repentini, biologici e psicologici, dall’ambivalenza tra la spinta a bruciare le tappe evolutive e l’attrazione nostalgica per i “paesaggi mentali” dell’infanzia. Per tutti tale snodo esistenziale potrebbe essere descritto come: “L’ora in cui le cose (…) attraversano come un limbo incerto, appena sfiorate (…) dalla luce, l’ora in cui meno si è sicuri dell’esistenza del mondo.”
Per Nicolò Tommaso Perina, l’adolescenza si associa anche alla traumatica comparsa dei sintomi di una malattia che investe in modo subdolo, lento e pervasivo il corpo compromettendo via via le funzioni sensitive e motorie. . . . .
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