Al diavolo non piace la musica. Mefistofele, perfezione sulfurea

 In L’incontro delle Arti, Rubriche

Per capire Boito e il Mefistofele

“Ė difficile poter dire se Boito darà all’arte dei capolavori! Ha molto talento, aspira all’originalità, ma riesce piuttosto vano. Manca di spontaneità e gli manca la melodia”, dirà Verdi su Boito, il letterato padovano che per il gran Vecchio scriverà il testo dell’Inno delle Nazioni (1862), rivedrà il libretto del Simon Boccanegra (scritto da Francesco Maria Piave) per la seconda versione del 1881, firmerà i libretti di Otello (1887) e Falstaff (1893). In realtà Arrigo Boito (1842-1918), poeta e musicista tra i massimi esponenti della Scapigliatura milanese, storico amante di Eleonora Duse dal 1887 al 1898 prima del D’Annunzio, la melodia ce l’aveva eccome, e sapeva pure come e quando ricavarla, come e dove inserirla; in lui andava solo saputa cercare e riconoscere su quei percorsi musicali un po’ astrusi inseguiti con foga al di là di ogni influenza d’oltralpe – soprattutto Wagner, ma anche Beethoven, Schumann, Gluck, Mendelssohn . . . .

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