Il libro circolare. Una conversazione continuamente interrotta. Antonio Marchetti

 In Ricerche

Sta scendendo le scale della Biblioteca Gambalunga, Antonio Marchetti, mentre salgo a restituire alcuni libri presi in prestito. Fuori c’è il sole, è una di quelle giornate di settembre in cui la luce è come vino, leggero l’andare.
La Biblioteca per me è luogo di incontri benedetti con pagine e persone.
Sarà così anche oggi.
Gli chiedo cosa stia facendo, è tanto che voglio raccontare delle sue opere ma lui (con pudore d’artista vero) ama invece tenerle nell’ombra al riparo dal tutto rivelato.
Antonio vive da anni a Rimini – in cui espone/si espone di rado -­ restando un abitatore di confini.
Non solo per l’erranza che lo ha portato negli anni a «fare più traslochi di Beethoven», come sorride lui. Ma per l’arte sua che, non curando il gioco autoreferenziale e la barocca meraviglia, ricerca quel «pensiero che si muove precisamente nello spazio estetico, mettendo in tensione concetto e immagine, logos e narrazione, essere e temporalità» che Franco Rella ci ha raccontato in “Interstizi”. «Qualcosa» che, appunto, «vibra su un confine», nutrita da uno sguardo che si mantiene dentro/fuori dal genius loci.

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