Le avventure della “Concezione” e l’iconografia della Carità
Est quod in ipsis floribus angat,
et ubi mel, ibi fel, ubi uber, ibi tuber.
C’è qualcosa che nel massimo della fioritura si affligge:
dov’è il miele, c’è anche il fiele;
dov’è il seno che allatta, c’è anche il bubbone
L’etimo di “avventura” risale al latino advenire (da cui il participio futuro adventurus), che indica il “sopraggiungere di qualcosa” o l’“arrivare da qualche parte”. Significa che un soggetto sarà raggiunto da qualcosa, da qualcuno oppure che raggiungerà qualcosa, qualcuno o qualche parte.
La “disavventura”, ovviamente, è il suo contrario: ciò che non raggiungerà il soggetto o che il soggetto non riuscirà a raggiungere. L’avventura/disavventura è un avvenimento, un accidente che potrà o non potrà accadere (nel senso di “cader sopra” al soggetto). L’accadimento positivo o negativo rinvia alla casualità della sorte, che può consentire o meno la congiunzione con ciò che il soggetto ha desiderato. . . . .